La mia vita senza l’olio di palma: pro e contro

A cosa serve l’olio di palma | Olio di palma idrogenato o no? | La produzione dell’olio di palma e l’allarme de-forestazione | Quanto olio di palma c’è nella Nutella? | Olio di palma: perché (NON) fa male | L’olio di palma è cancerogeno | Conclusioni

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Sono anni che cerco di capire se consumare olio di palma fa davvero male o se tutto sommato, sono solo falsi allarmismi.

Ora l’olio di palma è cancerogeno, domani pare non lo sia più;

ieri sembrava pericoloso per il cuore e le arterie, oggi Ferrero ne conferma l’utilizzo nella Nutella perché, dicono, non è più pericoloso del burro.

E poi c’è tutto il mondo ambientalista che, giustamente, lancia l’allarme de-forestazione per via delle coltivazioni intensive di palma.

Insomma, io che sono un addetto ai lavori, faccio ancora oggi confusione; figurati il povero consumatore che non ha modo e tempo di andare a leggere tutti i rapporti delle varie Agenzie di nutrizione e sicurezza alimentare.

Allora, mi sono fermato, ho raccolto tutto il materiale ufficiale disponibile, ed ho cercato di fare chiarezza sull’argomento. Se mi segui in questo articolo, ti spiego come stanno le cose.

Cominciamo col capire perché l’olio di palma è così importante per l’industria alimentare.

A cosa serve l’olio di palma

L’olio di palma, al contrario degli altri oli vegetali (girasole, colza, oliva, mais ecc.) è l’unico che ha una percentuale di acidi grassi saturi simili al burro. Questi acidi grassi conferiscono una consistenza semi-solida e cremosa, quindi adatta per arricchire e dare consistenza morbida e cremosa a prodotti da forno, merendine, snack vari, soprattutto dolci. In pratica sostituisce il burro, per il semplice motivo di essere molto più economico rispetto a quest’ultimo. Avendo però, pari al burro, un’alta percentuale di grassi saturi, l’olio di palma innalza i trigliceridi e aumenta il colesterolo in circolo.

In pratica ha le stesse proprietà negative del burro.

Ma per via di questa consistenza particolare che dona ai prodotti, è molto utilizzato anche nelle formulazioni cosmetiche come saponi, detergenti, shampoo ecc.

Olio di palma idrogenato o no?

C’è un altro motivo per cui l’olio di palma si è tanto diffuso nel mondo alimentare, soprattutto in dolci e prodotti da forno. Fino agli anni ‘80 per sostituire il burro, erano utilizzate le margarine. Il motivo era sempre il minor costo. Le margarine sono mix di olii vegetali (palma, girasole, mais) però trattati chimicamente col processo di idrogenazione: in tal modo la consistenza da oleosa, diventa cremosa, quasi solida, adatta per gli impasti e le emulsioni. Il loro utilizzo è stato massiccio almeno fino a quando le autorità mediche europee e USA hanno lanciato l’allarme sulla loro pericolosità.

In pratica il processo di idrogenazione favoriva la formazione di particolari acidi grassi, detti “trans”, non presenti in natura. Questi acidi grassi trans aumentavano in maniera significativa i livelli di colesterolo LDL, strattamente correlato con le malattie cardio-vascolari. Da due decenni, pertanto, è cominciato il bando delle margarine, tanto che l’OMS nel 2018 ha diramato una raccomandazione a tutti gli stati per vietare l’uso delle margarine entro il 2023 (Fonte). Questa raccomandazione segue quella della Food & Drug Administration americana che già da qualche anno ne ha bandito l’uso.

L’olio di palma quindi, appunto per le caratteristiche funzionali simili a quelle delle margarine, ne ha sostituito l’uso. A differenza delle margarine però, l’olio di palma è naturalmente saturo come grasso, quindi non ha bisogno di idrogenazione, e di conseguenza non contiene grassi trans idrogenati.

Ecco che l’olio di palma entra in tutte le ricette di biscotti, brioches, cornetti, sostituti del pane, grissini, taralli, torte, snack ecc. ecc.

La produzione dell’olio di palma e l’allarme de-forestazione

Più che l’alta presenza di acidi grassi saturi però, la crociata contro l’olio di palma si fa planetaria quando viene lanciato l’allarme de-forestazione.

L’olio di palma si estrae dai frutti dell’albero di palma. Questi vengono sterilizzati con vapore, cotti, denocciolati e pressati, fino all’estrazione dell’olio di colore rossastro. Questo viene poi raffinato chimicamente per essere de-colorato e de-odorizzato. L’aumento della richiesta mondiale di olio di palma, ne ha fatto aumentare esponenzialmente le coltivazioni, tipiche del sud-est asiatico, in particolare Malesia, Thailandia, Indonesia, Cambogia. Tutt’ora la coltura è in fase di espansione anche nei paesi dell’area tropicale africana.

Dagli anni ‘50 in avanti si è incentivata la de-forestazione al fine di incrementare le piantagioni di palma. Tutto questo ha suscitato l’indignazione di diversi fronti ambientalisti come GreenPeace, facendo partire una imponente campagna mediatica. Unita agli allarmismi dovuti ai pericoli per la salute inerenti la forte presenza di grassi saturi, questa campagna è riuscita a sensibilizzare parte del marketing dell’industria alimentare. Da circa un decennio è quindi partita la corsa delle industrie al Palm Olil Free.

Quanto olio di palma c’è nella Nutella?

Nel dibattito pro e contro l’olio di palma, c’è un importante player che si è fortemente schierato a favore. Parliamo della Ferrero, produttore della Nutella, che vede l’olio di palma come secondo principale ingrediente dopo lo zucchero.

Ferrero ne giustifica l’uso perché infondo l’olio di palma non è così pericoloso come si voglia far credere, e soprattutto, l’utilizzo alimentare non è la voce principale nel consumo mondiale di questo olio tropicale.

E devo dare in parte ragione alla determinazione di Ferrero: difatti il consumo che la società ne fa per i propri prodotti dolciari rappresenta appena lo 0,3% della produzione mondiale di olio di palma. Tant’è che la stessa GreenPeace ha ammesso che

Boicottare la Nutella non serve all’ambiente (Fonte: Internazionale)

E questo perché l’olio di palma continua ad essere utilizzato, nel silenzio generale, in tanti cosmetici e saponi. Pensate che l’azienda americana Palmolive, coniò questo marchio per l’ingrediente principale che componeva i propri prodotti. Ma è soprattutto l’impiego di olio di palma come combustibile…verde…che sta facendo aumentare le richieste mondiali a livello esponenziale, con forti implicazioni sullo sfruttamento delle foreste.

Quindi alla fine tutta questa campagna mediatica contro l’olio di palma alimentare sembra davvero una grande presa per il culo.

Olio di palma: perché (NON) fa male

Lo so, non ci state capendo nulla. Ed è normale, qui ci sono in gioco gli interessi di grosse lobby mondiali: multinazionali che commercializzano olio di palma che ne chiedono la riabilitazione, e multinazionali che rappresentano i derivati del latte o che commercializzano altri olii vegetali, che ne chiedono il bando.

E’ di quest’anno (2019) una metanalisi che sembra stemperare gli allarmismi sula salute da parte dei grassi dell’olio di palma. In questo review sono state prese in considerazione ricerche in cui si confrontavano regimi alimentari ad alto apporto di olio di palma, con regimi alimentari con prevalente apporto di acidi grassi mono o polinsaturi tipo olio extravergine di oliva. La conclusione scaturita dall’analisi di questi studi è stata che il consumo di olio di palma ha effetti simili sulla lipidemia, in confronto con gli altri oli vegetali insaturi. In pratica si dimostra che il consumo di olio di palma non aumenta la colesterolemia e nemmeno i trigliceridi. Ecco qui la fonte della metanalisi (link)

Come si spiega tutto ciò?

Pare che gli acidi grassi saturi, prevalenti nell’olio di palma, siano disposti nella molecola del trigliceride, in posizione esterna, mentre gli acidi grassi polinsaturi sono posizionati internamente al trigliceride. In tal modo, a livello intestinale, le lipasi (gli enzimi che digeriscono i grassi) staccano più facilmente gli acidi grassi saturi esterni, che pertanto vengono poi parzialmente persi con le feci. Per questo motivo vengono assimilati in minor misura, pur essendo prevalenti.

Insomma tutto bene quindi, i grassi dell’olio di palma, oltre a non essere tutto questo problema per la salute delle foreste, sembra anche non siano poi così dannosi per le arterie e il cuore! Mi verrebbe da pensare allora se ha senso tutta questa corsa al “Senza Olio di Palma” che noto su tutti gli scaffali dei supermercati.

Ma la mia relativa tranquillità dura poco, perché a farmi tornare l’incubo da olio di palma ci pensa ora l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

L’olio di palma è cancerogeno

Nel 2016 l’EFSA ha diramato un corposo dossier nel quale raccoglie diversi studi eseguiti su tre composti cancerogeni che si formerebbero durante il processo di raffinazione degli oli vegetali: glicidiolo, 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e 2-monocloropropandiolo (2-MCPD). Questi composti e altri pericolosi derivati, si formerebbero anche a seguito delle alte temperatura di cottura di diversi prodotti da forno di cui gli oli vegetali sono parte degli ingredienti. L’olio di palma, tra i vari oli, ha una concentrazione da 6 a 10 volte superiore di questi composti cancerogeni. A questo link è possibile scaricare il Dossier originale dell’EFSA.

Andamento quantitativo dei 3 composti cancerogeni nei principali oli vegetali.

Andamento quantitativo dei 3 composti cancerogeni nei principali oli vegetali.

L’immagine è una cortesia di IlFattoAlimentare che spiega in dettaglio la vicenda dell’olio di palma in questo articolo.

Da qualche anno, grazie ad un perfezionamento dei processi di raffinazione, si è riusciti anche ad abbassare la percentuale di tali sostanze, ma l’allerta dell’EFSA resta elevata, dato che il consumo di olio di palma pare sia prevalente proprio nell’alimentazione dei bambini, che più di tutti consumano merendine e biscotti.

Nel 2018 paradossalmente, la stessa EFSA fa un passo indietro, e in una revisione del dossier precedente, spiega che non ci sono possibilità concrete di superare le soglie di sicurezza di tali sostanze, in quanto la presenza di olio di palma negli alimenti sta diminuendo. Pertanto diventa difficile arrivare alla soglia critica in un regime alimentare vario, eccezion fatta per i neonati non allattati al seno, visto che l’olio di palma figura anche tra gli ingredienti del latte in polvere.

Conclusioni.

La vicenda dell’olio di palma è un esempio preciso di mala-informazione o di eccesso di informazione che non fa altro che confondere le idee senza dare una risposta affidabile.

La giusta sintesi la fa l’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro AIRC, affermando che l’olio di palma non è un grasso salubre, ma non è nemmeno il peggiore. Difatti vi è presenza di sostanze cancerogene, ma in relazione alla presenza negli alimenti e alla variabilità della dieta, non c’è un particolare pericolo che giustifichi il bando di questo prodotto. Anche perché prima di bandirlo bisognerebbe capire con cosa lo si sostituirebbe negli alimenti (Fonte)

Abbiamo già visto come già l’olio di palma aveva sostituito le pericolose margarine. Ora in tanti prodotti l’alternativa sono l’olio di girasole o altri oli vegetali come l’olio di cocco o il burro di cacao. Ma che succede a questi grassi se li si cuoce ad alte temperature come per i prodotti da forno?

Insomma la soluzione più ragionevole è sempre quella di variare il più possibile l’alimentazione e abituarsi a leggere le etichette, per essere sempre più consapevoli di cosa si assume.

Io intanto alla Nutella, preferisco la crema Novi, e non solo perché non contiene olio di palma, ma anche perché ha molte più nocciole e meno zuccheri.

Allora? E’ un pò più chiara ora la questione? Siete convinti del “Senza Olio di Palma”?

Francesco Ferri | Tecnologo Alimentare

Tecnologo Alimentare e Nutrizionista, mi occupo di qualità degli alimenti e progetto piani alimentari personalizzati

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